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venerdì 6 maggio 2011

D. LGS. 141 13 AGOSTO 2010 - COME CAMBIERÀ LA MEDIAZIONE CREDITIZIA

1. LA SITUAZIONE INIZIALE
La professione di mediatore è prevista e regolamentata dagli  artt. 1703 e ss. del Codice Civile che regolano il mandato, il contratto che è alla base del rapporto di mediazione. Il mediatore crediti-zio è un mediatore che mette in contatto chi cerca denaro con chi lo offre, non diversamente da chi mette in contatto chi cerca merci o servizi di diversa natura con chi li offre. Per coloro i quali fanno questo mestiere è previsto sia dalla legge, sia dagli usi, che nel nostro ordinamento giu-ridico fanno giurisprudenza, che, alla conclusione dell’affare, prendano un compenso da entram-be le parti che hanno messo in contatto. Inoltre istituzionalmente la figura del mediatore è sem-pre stata una figura indipendente dalle parti che mette in contatto. Le normative specifiche sulla mediazione creditizia che si sono susseguite nel tempo hanno sempre, a parole, avvalorato, con-fermato  ed evidenziato questa indipendenza.

In quanto figura professionale indipendente, il mediatore creditizio ha sempre avuto il mandato a vendere i loro prodotti da diverse banche contemporaneamente, senza limiti di zona e senza quantitativi minimi da raggiungere. Il reperimento di banche desiderose di vendere i propri prodotti non è mai stato un problema così come la eventuale revoca di un mandato da parte di una banca non ha mai causato problemi o intoppi a nessun mediatore.

Fino ad una quindicina di anni fa, prima che in Italia fosse varata la legge antiusura che ha previsto una quantificazione  dei limiti di tasso di interesse su prestiti e mutui, oltre i quali si deve parlare di usura, i mediatori incassavano le provvigioni sia dai loro clienti in cerca di denaro (provvigioni stabilite dal mediatore ed incassate sempre) sia dai propri clienti offerenti denaro, banche e finanziarie (riconosciute raramente e sempre imposte dalle banche in misura molto ridotta). Suc-cessivamente all’entrata in vigore di questa legge vi è stato uno spostamento dei pagamenti delle provvigioni a favore del mediatore, da chi cercava il denaro a chi lo offriva. Questo è avvenuto perché il legislatore, pensando bene di mettere insieme  tutti i costi in capo a chi richiede il finan-ziamento, per il calcolo della soglia di usura, ha di fatto creato una situazione che impediva al mediatore di chiedere la propria parcella al cliente poiché tutto lo spazio disponibile all’interno del tasso soglia poteva venir occupato dai costi della banca, cosa che regolarmente succedeva.

Era chiaro che se il mediatore non fosse riuscito ad ottenere i propri compensi non avrebbe più potuto vendere quei prodotti e le banche avrebbero dovuto pagare ugualmente qualcuno per far-lo. Si è quindi giunti alla situazione odierna in cui il mediatore incassa le proprie provvigioni solo da uno dei due soggetti che mette in contatto e cioè dalle banche. Inoltre in quasi tutte le tipolo-gie di prestito che intermedia ha il divieto contrattuale a chiedere provvigioni a chi richiede un prestito, proprio per evitare uno sforamento della soglia di usura. Tutto questo naturalmente stri-de parecchio con le varie norme che proclamano l’indipendenza del mediatore da ciascuna delle parti.

2. LA SITUAZIONE ATTUALE
La suddetta legge antiusura ha anche provveduto a creare un albo professionale a cui i mediatori creditizi  devono essere iscritti per poter operare. Tale albo professionale, inizialmente tenuto dall’Ufficio Italiano Cambi (ente statale) è poi passato sotto il controllo diretto della Banca d’Italia (S.p.A. ente di diritto privato). Inoltre qualche anno dopo è stato introdotto anche l’obbligo di iscrizione ad un apposito albo tenuto dall’ISVAP che costringe gli iscritti all’albo dei mediatori creditizi a superare ogni anno un esame su argomenti assicurativi, pena l’impossibilità di eserci-tare la professione.

Già questa situazione appare ridondante rispetto alla sostanza reale della professione. L’iscrizione a due albi professionali con esame annuale per il mantenimento dell’iscrizione appare eccessivo per una categoria, che a dirla tutta è una categoria di semplici venditori: e lo dice uno che di que-sta categoria fa parte. Il lavoro del mediatore è, infatti, banalmente un lavoro di vendita ne più ne meno come quello di un fruttivendolo o di un venditore della Folletto. Però un po’ i mediatori cre-ditizi le rogne se le sono cercate intanto perché, invece di pavoneggiarsi per avere un albo profes-sionale a cui essere iscritti, vivendo questo evento come una legittimazione ad essere annoverati nel gotha della finanza italiana, avrebbero dovuto opporsi e presentare le cose come stavano: l’iscrizione a due albi professionali con esame annuale, per dei venditori è un po’ eccessivo se si pensa che in questo paese obblighi del genere non esistono nemmeno per gli appartenenti a categorie che svolgono attività estremamente più delicate: penso  per esempio a magistrati o chirurghi, che hanno nelle proprie mani il destino delle persone, eppure non vengono sottoposti ogni anno a corsi di aggiornamento obbligatori o ad esami di idoneità.

A dimostrazione del fatto che la professione è banalmente una professione commerciale l’albo è pieno di persone che prima vendevano prodotti di consumo o altri servizi e poi hanno trovato più interessante entrare in questo mercato. Come detto, dopo l’albo dei mediatori è divenuta obbli-gatoria anche l’iscrizione all’ISVAP, e ogni anno si deve superare un esame, richiesto per poter collocare polizze assicurative che, peraltro, non vengono mai nemmeno discusse o presentate ai clienti, non per dolo ma, per esempio, solo perché essendo obbligatorie in un prestito con cessione del quinto, il finanziamento o lo si prende così o non lo si prende affatto.  Per fare un esempio è un po’ come se ai gommisti fosse richiesto di superare ogni anno un corso di aggiornamento con esame in meteorologia, dal momento che gonfiano le gomme con l’aria. Anche in quest’occasione le poche associazioni di mediatori non hanno opposto resistenza magari pensando che un’altra iscrizione al solito ente inutile avrebbe aumentato il prestigio della categoria.

3. LE ANOMALIE PRESENTI
Oltre alla conclamata inutilità di questi esami ai più è sfuggito come questa iscrizione sia una peri-colosa arma che consente alle banche, di avere ulteriore potere sui mediatori creditizi, oltre a quello che già hanno controllando di fatto il loro albo professionale e la congruità delle loro prov-vigioni, che va ben oltre la necessaria indipendenza tra le parti che la figura del mediatore dovreb-be avere. Come? Intanto sono le stesse banche che gestiscono i corsi e rilasciano l’attestato di avvenuto passaggio dell’esame. I mediatori fanno il corso annuale a scelta attraverso una sola delle banche per le quali operano. Poi forniranno a tutte le altre, copia dell’attestato di idoneità. Ecco quello che potrebbe succedere e che è già successo a diversi mediatori: a fin anno  con uno dei fornitori si supera l’esame valido per l’iscrizione per l’anno successivo. A gennaio quel fornitore con cui si è superato l’esame, per sue ragioni, revoca il mandato al mediatore; questi gli richiede l’attestato relativo al superamento dell’esame per produrlo agli altri fornitori. A febbraio gli altri fornitori, non avendo ricevuto l’attestato dell’esame, sospendono il mandato, cioè l’operatività al mediatore. Si inizia una battaglia legale col coinvolgimento anche dell’ISVAP per ottenere quanto dovuto. Dopo altri 4 mesi di carte bollate telefonate fax ecc. il mediatore riesce ad avere l’atte-stato che serve per lavorare ma intanto è stato fermo per 6 mesi. Con tutti i danni del caso.

Poi, come già detto, il controllo dell’albo a cui i mediatori sono iscritti è passato dallo Stato (UIC) ad una società privata, la Banca d’Italia. Anche questo trasferimento di competenze forse, dalla maggior parte dei mediatori, è stato vissuto come un aumento del prestigio della categoria. Ma in realtà è solo un ulteriore danno. Infatti i soci della Banca d’Italia, sono le stesse aziende di cui i mediatori vendono i prodotti finanziari sul mercato e, quel che è peggio, è che sono le aziende i cui guadagni sono accorpati, dalla legge, ai guadagni dei mediatori su ogni singolo finanziamento per stabilire se i costi di tali prestiti sono entro limiti legali o meno. I primi risultati si sono già visti: Il governatore della stessa banca, sollecitato dal governo ha ammesso che i consumatori hanno dei costi troppo elevati sui prestiti e quindi è necessario tagliarli. La proposta ovviamente non è stata quella di diminuire i costi che incassano le banche ma quella di eseguire dei tagli alle provvigioni dei mediatori spalmando le stesse su tutta la durata del finanziamento del cliente anziché venire erogate subito alla conclusione del contratto come gli usi secolari della mediazione vogliono.

E naturalmente, a furia di scaricare responsabilità sulla figura del mediatore, responsabilità che i mediatori, forse per accrescere il loro prestigio non hanno mai respinto al mittente, si è arrivati a dipingere il mediatore come una figura con un fondamentale ruolo sociale, ruolo di estrema delicatezza e di straordinarie competenze necessarie  per svolgere la professione. Era pertanto giocoforza che arrivassero norme ferree come il D. LGS. 141 che in pratica rende i mediatori ancor più sottomessi ai voleri delle banche. La nuova legge, quindi, intensifica il controllo sull’operato dei mediatori: saranno istituiti, nuovi organi di controllo (questa volta se li dovranno pure pagare i mediatori stessi perché il ministro ha detto chiaramente che questi organismi dovranno autofinanziarsi). Cioè per essere chiari con la nuova legge i mediatori dovranno pagare le banche affinché li controllino oltre naturalmente ad esaminarli e decidere se incassano troppi soldi. 

Peraltro resta l’anomalia del calcolo del superamento della soglia d’usura sulla somma delle prov-vigioni pagate al mediatore da entrambe le parti. E già questo di per sé è contrario all’indipenden-za totale della figura del mediatore dai propri clienti; ma non finisce qui l’anomalia perché, a peggiorare la situazione vi è il controllo che una società privata, la Banca d’Italia, che rappresenta una delle parti che il mediatore mette in contatto, esercita sulla congruità delle provvigioni. Questo consente alle banche, a fronte di una contrazione dei costi in capo ai consumatori, che potrebbe essere decisa dal parlamento o dal governo, di diminuirne o azzerarne l’impatto sulle proprie casse girandolo tutto in capo ai mediatori. E questo è quello che sta già succedendo.

Molto più semplice e più in linea con l’idea di autonomia ed indipendenza sarebbe stato lasciare separati i due importi, stabilire un tetto massimo per le provvigioni che i mediatori possono chiedere ad una o ad entrambe le parti. Stabilire il tetto massimo dei costi che le banche possono addebitare ai clienti sottraendo dal tasso di usura l’importo attualizzato della provvigione massima che il mediatore può chiedere a chi cerca un finanziamento e si avrà la certezza di non sforare la soglia di usura nei costi per il consumatore. Inoltre l’anomalia più grossa con la nuova disciplina viene enfatizzata. Tale anomalia è data dalla coincidenza in capo allo stesso soggetto, la banca, della doppia figura di debitore di una provvigione al mediatore e di controllore della congruità di quella stessa provvigione.

Ma non è tutto, i mediatori creditizi dovranno anche munirsi di assicurazione professionale obbligatoria. i cui beneficiari saranno le banche, non i consumatori. Così le banche oltre a incassa-re tutti gli utili scaricheranno sui mediatori anche parte del loro rischio d’impresa, pratica peraltro espressamente vietata dalla Legge 526 del 21.12.1999 - la cosiddetta "legge comunitaria '99” che ha abolito il patto che poneva a carico dell'agente una responsabilità, anche solo parziale, per l'inadempimento del terzo, è cioè stato abolito un istituto  che contraddistingueva da sempre i rapporti tra agenti e case mandanti, ovvero lo "star del credere" cioè una trattenuta che veniva esercitata dalla casa mandante all'agente qualora un affare procurato dall’agente non si fosse concluso per insolvenza da parte del cliente. Tale trattenuta poteva arrivare al triplo della provvi-gione  e fino al 15% della perdita subita dal mandante". Ora qui ci troviamo di fronte ad una figura, il mediatore che ha un ruolo autonomo e più defilato rispetto a quello di un agente nello studio di un cliente poiché, di fatto, lo presenta semplicemente alla banca ed è questa che si incarica di fare tutti i controlli del caso per verificare che non si tratti di un truffatore o che non abbia già altri  finanziamenti insoluti al suo attivo. Eppure con l’obbligo di assicurazione a carico dei mediatori si ripristina in sostanza  l’istituto dello “star del credere” ma soprattutto lo si applica ad una figura professionale, il mediatore, a cui non si applicava nemmeno prima della sua abolizione e senza quei limiti di importo prima vigenti.

Altra anomalia molto sorprendente è che mentre davanti ai mediatori si alzano ostacoli di ogni genere per svolgere la professione in funzione della necessità sociale di proteggere il consumato-re e dell’altrettanto importante necessità  di avere sotto stretta sorveglianza chi svolge un me-stiere così delicato, bisogna sapere che se si vendono frullatori, termocoperte, televisori, motorini usati, ecc. si possono tranquillamente vendere anche i finanziamenti collegati, non solo ma si possono far vendere dai commessi del negozio senza necessità di iscrivere nessuno  in albi, senza dover fare esami o senza dover essere persone di specchiata moralità. Vedendo questa differenza di trattamento tra chi  intermedia i finanziamenti di mestiere e chi li intermedia come accessori di un bene di consumo, viene qualche sospetto sul reale scopo che questa legge, nata col fine di creare norme atte a proteggere i consumatori, in realtà raggiunge.

4. IL NUOVO MEDIATORE CREDITIZIO
La nuova legge prevede che per il futuro la professione di mediatore creditizio possa essere svolta solo da società di capitali con capitale sociale interamente versato pari a 120.000 euro. Questo significa che oggi il 95% degli iscritti non ha i requisiti richiesti per continuare a lavorare e che il modello che si vuole adottare predilige grosse aziende ben strutturate alle piccole realtà  presenti un po’ ovunque in tutta Italia.

Peraltro le grosse strutture di mediazione creditizia, che sono il modello che la nuova legge  impone, pur in un periodo di vacche grasse come quello fin qui trascorso, hanno dimostrato di essere molto deboli e vulnerabili. Il riferimento è ai fallimenti di Forus  e Prometeo che erano due tra i più grossi mediatori presenti sul mercato italiano, forse i due più grossi, che nonostante le tabelle provvigionali migliori del mercato, nonostante applicassero provvigioni più alte di quelle che un piccolo mediatore può permettersi (ricordiamo che le provvigioni incidono direttamente sui costi per il cliente: più alta è la provvigione che ci si fa pagare dalla banca più alta sarà la rata che il cliente dovrà pagare a parità di importo erogato e minore la competitività rispetto alle offerte dei concorrenti), restando abbastanza competitivi, hanno fatto una fine ingloriosa con la dichiarazione di fallimento. Le strutture elefantiache che avevano creato non hanno retto nonostante incassi milionari e rapporti privilegiati con i fornitori.

Questo purtroppo non è servito come monito e, chi ha fatto la nuova legge pare non essersi accorto di questa situazione: già oggi con dei livelli provvigionali ottimali le società strutturate secondo quella che sarà la normativa futura finiscono a gambe all’aria. E domani quando tutti gli operatori del mercato saranno costretti ad avere quel tipo di struttura ma gli incassi, destinati a diminuire fortemente, verranno a mancare, che cosa succederà?

Inoltre sempre tenendo presente le motivazioni addotte per giustificare una legge così restrittiva
per una professione come quella del mediatore creditizio, relativamente al fatto che questa legge nasce per tutelare il consumatore, nella convinzione che le grosse strutture siano più morali ed oneste del piccolo mediatore di provincia e possano meglio servire le esigenze del consumatore, basta andarsi a visionare, nei forum su internet, le opinioni dei consumatori/clienti sul trattamen-to da loro ricevuto proprio da quei mediatori di cui parlavamo prima, quelli che hanno dichiarato fallimento. Se ne leggono di cotte e di crude.

Morale della favola: già prima di entrare in vigore questa riforma pare destinata ad una brutta fine perché il modello che si è voluto prendere per disegnarci attorno la figura del nuovo mediatore creditizio è già fallito, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista etico come dimostrano i fallimenti veri, di due tra i più grossi mediatori che hanno operato sul mercato fino a ieri e le opinioni diffuse dei clienti di quei mediatori, per non parlare  delle cose che dicono gli ex dipendenti di quelle stesse strutture. Se poi a questo aggiungiamo che tra i consulenti esperti, scelti per  confezionare questo nuovo decreto, vi sono le stesse persone che hanno guidato le società, di cui si diceva prima, al fallimento, abbiamo un quadro preciso della interessante fucina dove si sono sviluppate queste idee.

L’impressione che si ha è che il reale scopo del provvedimento normativo sia quello di rendere il mercato più favorevole agli interessi delle banche perché da un lato con questo decreto esse possono trasformare parte dei mediatori in agenti monomandatari che come tali, essendo legati ad un unico interlocutore, ad una variazione delle condizioni economiche decise dalla propria ban-ca di riferimento, non potranno fare altro che abbozzare. L’altra considerazione che si può fare in relazione all’obbligo di costituire società di capitali con 120.000 euro di capitale sociale è che la necessità di avere interlocutori di grandi dimensioni nasca dalla volontà di diminuire fortemente le provvigioni di mediazione. Per capirci è un po’ ciò che avviene nel confronto tra la grande distribuzione e i piccoli negozi. Il piccolo negoziante non potrebbe mai sopravvivere se applicasse i prezzi della grande distribuzione che invece grazie al giro d’affari molto grande sopporta margini esigui sul singolo prodotto.

Banche e finanziarie stanno già proponendo ai propri mediatori di firmare i contratti di agenzia e importanti gruppi attivi nella mediazione creditizia a chi, oggi mediatore, teme di non avere alcuna alternativa, propongono di essere inseriti nella propria rete di venditori, ovviamente imponendo i propri mandati e le proprie regole. L’unica cosa certa in tutto questo è che i mediatori devono mettere in conto, per poter proseguire la loro attività, o un aumento dei costi o una diminuzione degli introiti o più realisticamente entrambe.

5. LE ALTERNATIVE IMPOSTE DALLA LEGGE
Le alternative per coloro che attualmente svolgono questa professione sono tre:
§         la prima è quella di cambiare mestiere e per alcuni potrebbe essere la via più semplice perché già svolgono la professione in parallelo con altre attività e le complicazioni che porta la nuova normativa forse non valgono gli introiti che la professione portava;
§         la seconda è quella di trasformarsi in agenti in attività finanziaria e legarsi a doppio filo ad un’unica banca. Già le banche hanno iniziato a proporre ai propri mediatori la sostituzione dei contratti di mandato con quelli di agenzia, ingolosendo i futuri agenti con la promessa di provvigioni più alte, sottacendo invece il fatto che, essendo inquadrati come agenti diventa obbligatorio il contributo  ENASARCO pari al 13,5% delle provvigioni, di cui il 6,75% a carico dell’agente ed il 6,75% a carico del mandante. Ammettendo anche per un solo istante che la banca, per assurdo, sia disposta a rimetterci quel 6,75% dai propri guadagni e non li ricarichi sull’agente: resta il fatto che ci si ritrova già in partenza con un costo del 6,75% in più a parità di incassi. E non mi si dica che poi quei contributi ritornano indietro andando in pensione perché questo discorso può valere per chi in prospettiva verserà 30 o 40 anni di quei contributi ma chi, per età, verserà quei contributi solo per  5 o 10 anni si troverà ad avere un’integrazione pensionistica di 50 o 70 euro al mese. Davvero poco rispetto a quello che è costretto a pagare.
§         la terza è quella di aggregarsi a realtà già esistenti e strutturate  secondo i parametri della nuova legge che naturalmente imporranno i propri mandati, le proprie regole e prima o poi degli obbiettivi di fatturato ai propri produttori.

Un’altra cosa estremamente irritante che questa normativa comporta per degli imprenditori, abituati a prendere decisioni ed a dare la rotta alla propria attività, è quella di  metterli nelle condi-zioni, di fatto, di dover prendere ordini e subire le decisioni di altri senza poter far nulla per libe-rarsi da questa situazione. Per esempio, se oggi un mediatore con 2 o 3 mandati subisce dei torti da uno dei suoi fornitori,  può semplicemente chiudere quel rapporto e continuare a lavorare con gli altri. Senza contare che ogni mediatore riceve le attenzioni di finanziarie o banche che cicli-camente si presentano a chiedere di lavorare con loro. Naturalmente ogni mediatore/impren-ditore poteva decidere se provare il nuovo fornitore, se utilizzarlo parzialmente o se sostituirlo ad un altro meno generoso. Se una banca revoca il mandato nel giro di due giorni se ne trova un’altra senza problemi.

Con la nuova normativa o si ha la forza economica per costituirsi in S.p.A. con tutti i costi ammini-strativi che comporta, ed allora si potrà continuare a lavorare nello stesso modo in cui si è operato fino ad ora, salvo i maggiori costi dovuti alla nuova struttura, oppure si dovrà scegliere: se si è fortunati uno dei fornitori proporrà di diventare suo agente monomandatario, ma non è detto che a tutti venga offerta questa possibilità. Non si potranno più quindi mandare pratiche ad altri. Non si potranno quindi più valutare altre banche e poi scegliere quella che offre le procedure più snelle ed efficienti o condizioni economiche migliori. Al contrario si dovrà sottostare alle decisioni della banca di cui si è agenti che potrà imporre qualsiasi decisione: da una diminuzione delle provvigioni a determinate caratteristiche dei locali dove svolgere l’attività, fino ad arrivare a dare dei limiti territoriali ecc.

 Qualora invece si scegliesse di affiliarsi ad un grosso mediatore, già strutturato  secondo le nuove norme, non si avrà più facoltà di scegliere il fornitore perché lo sceglierà il mediatore a cui si è affiliati in base a quanto dallo stesso riuscirà ad ottenere di provvigione sulle pratiche dei propri affiliati. Magari non chiederà nulla come costo di affiliazione o tassa annuale ma solo perché la sua parte se la prende prima che arrivi nelle casse dell’affiliato. Inoltre sicuramente imporrà dei livelli minimi di produzione, magari non subito ma in un secondo momento lo farà.

6. UN’ALTERNATIVA DIVERSA
 Vista la situazione personalmente non sono attratto da nessuna delle tre alternative:
  • la prima (cambiare mestiere) perché la HOX Prestiti S.r.l. come penso moltissimi altri mediatori non ha attività alternative su cui poter continuare ad operare mollando la mediazione e pertanto questo fatto ci costringe a dover decidere di rimanere in questo settore  senza però aver capito ancora quale è la veste ideale per continuare a lavorarci;
  • la seconda (diventare agenti monomandatari), che consentirebbe di mantenere la struttura e l’operatività della propria azienda inalterata in realtà finirà per rendere schiavi della banca per cui si opera e non si avranno armi per evitare di subire le decisioni della stessa banca come invece è possibile oggi, senza contare che, forse non subito ma sicuramente prima di quanto si possa pensare, verranno date istruzioni su quale prodotto vendere di più, quale di meno, sugli aumenti di produzione da portare ogni anno, ecc.; per non parlare della razionalizzazione delle reti di vendita che nel giro di massimo un paio di anni verranno effettuate da tutti gli attori del mercato con l’espulsione dal circuito di tutte quelle strutture il cui fatturato sarà inferiore ad una certo importo lasciando questi professionisti senza lavoro.
  • la terza (diventare affiliati) comporterebbe sicuramente una rinuncia a lavorare coi propri metodi, a lavorare coi propri fornitori ed infine a lavorare con i propri ritmi: infatti per operare come affiliati ci si deve adeguare a tutte le direttive della società affiliante, magari partendo banalmente dall’arredamento del proprio ufficio ma, soprattutto, verrà richiesto un livello minimo di produttività  e per chi non lo raggiungerà il rischio sarà quello di essere buttati fuori.

La HOX PRESTITI S.r.l. (Hoxprestiti.com) sta pensando ad una alternativa poiché queste prospettive, non ci piacciono. L’alternativa è quella di capitalizzare la società ai livelli minimi richiesti dal D. LGS. 141 e metterla al contempo a disposizione di tutti quei mediatori che operano come persona fisica o attraverso piccole società magari con fatturati molto bassi e per nulla appetiti dalle banche e dai grossi mediatori: di metterla anche a disposizione di tutti coloro che  hanno le nostre stesse perplessità e vorrebbero, per quanto possibile, continuare ad operare come hanno sempre fatto cioè:
  • nella massima libertà decisionale,
  • con i propri fornitori,
  • con la possibilità di testarne di nuovi,
  • con la possibilità di mandare le pratiche che il fornitore abituale rifiuta, ad un altro,
  • senza nessun vincolo territoriale,
  • senza nessuna imposizione di produzione minima.

Questo agglomerato di mediatori porterebbe anche dei vantaggi a ciascuno dei partecipanti poiché unificando sotto lo stesso cappello la produzione di tutti, si potranno chiedere  ed ottenere dalle banche tabelle provvigionali migliori; questo significherà poter caricare provvigioni più alte a parità di rata per il cliente. Infine si potranno negoziare ed ottenere dalle stesse banche dei premi produzione a fine anno che verranno suddivisi tra tutti.

Questo alla fine compenserebbe i costi di “affiliazione” che dovremo chiedere poiché necessari per sostenere tutto l’apparato amministrativo destinato alla gestione dei mediatori. Al momento non siamo ancora in grado di quantificare precisamente questi costi, anche se una stima si può azzardare, poiché essi dipenderanno dal numero di adesioni. In linea di massima si tratterà di costi estremamente abbordabili e che soprattutto daranno la possibilità a tutti i partecipanti di godere ancora di quella libertà di azione che la nuova legge pare volerci togliere.

Stiamo studiando molto seriamente questa opzione e vorremmo capire se ci siano abbastanza persone tra i mediatori, anche titolari di piccole società che potrebbero essere interessati. Le stime che abbiamo fatto ci dicono che se il progetto potesse coinvolgere almeno 150 - 200  mediatori anche con fatturati molto bassi, saremmo in grado di presentarci sul mercato con una certa autorevolezza. In fondo su 120.000 iscritti all’albo qualche numero interessante potrebbe venire fuori perché pensiamo che siano in molti a condividere il nostro pensiero.


D. LGS.141 agosto 2010 - Mediatori creditizi: saranno indipendenti dalle banche?

Nonostante la sbandierata autonomia che i mediatori creditizi dovrebbero avere rispetto a coloro che mettono in contatto (banche e clienti), la realtà è ben diversa. I soldi che il mediatore creditizio incassa, li paga il cliente ma il mediatore contratta la cifra con la banca. E questa per una figura professionale che dovrebbe essere equidistante dalle parti è un'anomalia.

Fino ad una quindicina di anni fa, prima che in Italia fosse varata la legge antiusura che ha previsto una quantificazione  dei limiti di tasso di interesse su prestiti e mutui, oltre i quali si deve parlare di usura, i mediatori incassavano le provvigioni sia dai loro clienti in cerca di denaro (provvigioni stabilite dal mediatore ed incassate sempre) sia dai propri clienti offerenti denaro, banche e finanziarie (riconosciute raramente e sempre imposte dalle banche in misura molto ridotta). Successivamente all’entrata in vigore di questa legge vi è stato uno spostamento dei pagamenti delle provvigioni a favore del mediatore, da chi cercava il denaro a chi lo offriva. Questo è avvenuto perché il legislatore, pensando bene di mettere insieme  tutti i costi in capo a chi richiede il finanziamento, per il calcolo della soglia di usura, ha di fatto creato una situazione che impediva al mediatore di chiedere la propria parcella al cliente poiché tutto lo spazio disponibile all’interno del tasso soglia poteva venir occupato dai costi della banca, cosa che regolarmente succedeva.

Era chiaro che se il mediatore non fosse riuscito ad ottenere i propri compensi non avrebbe più potuto vendere quei prodotti e le banche avrebbero dovuto pagare ugualmente qualcuno per farlo. Si è quindi giunti alla situazione odierna in cui il mediatore incassa le proprie provvigioni solo da uno dei due soggetti che mette in contatto e cioè dalle banche. Inoltre in quasi tutte le tipologie di prestito che intermedia ha il divieto contrattuale a chiedere provvigioni a chi richiede un prestito, proprio per evitare uno sforamento della soglia di usura. Tutto questo naturalmente stride parecchio con le varie norme che proclamano l’indipendenza del mediatore da ciascuna delle parti.

Questa anomalia è generata appunto dal calcolo del superamento della soglia d’usura sulla somma delle provvigioni pagate al mediatore da entrambe le parti. E già questo di per sé è contrario all’indipendenza totale della figura del mediatore dai propri clienti; ma non finisce qui l’anomalia perché, a peggiorare la situazione vi è il controllo che una società privata, la Banca d’Italia, che rappresenta una delle parti che il mediatore mette in contatto, esercita sulla congruità delle provvigioni. Questo consente alle banche, a fronte di una contrazione dei costi in capo ai consumatori, che potrebbe essere decisa dal parlamento o dal governo, di diminuirne o azzerarne l’impatto sulle proprie casse girandolo tutto in capo ai mediatori. E questo è quello che sta già succedendo.

Molto più semplice e più in linea con l’idea di autonomia ed indipendenza sarebbe stato lasciare separati i due importi, stabilire un tetto massimo per le provvigioni che i mediatori possono chiedere a entrambe le parti. Stabilire il tetto massimo dei costi che le banche possono addebitare ai clienti sottraendo dal tasso di usura l’importo attualizzato della provvigione massima che il mediatore può chiedere a chi cerca un finanziamento e si avrà la certezza di non sforare la soglia di usura nei costi per il consumatore. Inoltre l’anomalia più grossa con la nuova disciplina viene enfatizzata. Tale anomalia è data dalla coincidenza in capo allo stesso soggetto, la banca, della doppia figura di debitore di una provvigione al mediatore e di controllore della congruità di quella stessa provvigione.

Ma non è tutto, i mediatori creditizi dovranno anche munirsi di assicurazione professionale obbligatoria. i cui beneficiari saranno le banche, non i consumatori. Così le banche oltre a incassare tutti gli utili scaricheranno sui mediatori anche parte del loro rischio d’impresa, pratica peraltro espressamente vietata dalla Legge 526 del 21.12.1999 - la cosiddetta "legge comunitaria '99” che ha abolito il patto che poneva a carico dell'agente una responsabilità, anche solo parziale, per l'inadempimento del terzo, è cioè stato abolito un istituto  che contraddistingueva da sempre i rapporti tra agenti e case mandanti, ovvero lo "star del credere" cioè una trattenuta che veniva esercitata dalla casa mandante all'agente qualora un affare procurato dall’agente non si fosse concluso per insolvenza da parte del cliente. Tale trattenuta poteva arrivare al triplo della provvigione  e fino al 15% della perdita subita dal mandante". Ora qui ci troviamo di fronte ad una figura, il mediatore che ha un ruolo più defilato rispetto a quello di un agente nello studio di un cliente poiché, di fatto, lo presenta semplicemente alla banca ed è questa che si incarica di fare tutti i controlli del caso per verificare che non si tratti di un truffatore o che non abbia già altri  finanziamenti insoluti al suo attivo. Eppure con l’obbligo di assicurazione a carico dei mediatori si ripristina in sostanza  l’istituto dello “star del credere” ma soprattutto lo si applica ad una figura professionale, il mediatore, a cui non si applicava nemmeno prima della sua abolizione e senza quei limiti di importo prima vigenti.

Ma se si va su internet a vedere i pareri dei mediatori su questa nuova legge pare che tutti siano contenti di essere presi a schiaffi. Tutti elogiano questa nuova legge perchè finalmente il ruolo di mediatore assurge al più nobile status di consulente. Naturalmente consulente del consumatore a cui il mediatore spiegherà, quando sarà necessario, che non è assolutamente il caso di indebitarsi oppure gli suggerirà di prendere un prestito di 1.000 euro e non di 30.000 . Ma in che mondo stanno vivendo questi signori? Il mediatore prende soldi dalla banca se vende un prestito al consumatore, non certo se gli fa una consulenza in cui magari gli consiglia di non prendere un finanziamento. Ora ammettendo anche che i mediatori siano tutti come "Lupo de Lupis il lupo tanto buonino" dei cartoni animati, ma alla fine del mese che cosa mangeranno e che cosa diranno ai loro interlocutori bancari che gli chiederanno conto degli scarsi risultati?

Io personalmente faccio il mediatore creditizio e il mio ruolo è quello di mettere in contatto due realtà: una vuole acquistare dei soldi e l'altra li vuole vendere. Io guadagno su questa transazione. Tutti gli altri discorsi sono aria fritta. Poi all'interno di questo ruolo si può essere persone oneste o disoneste e quindi si può svolgere l'attività in maniera più o meno professionale. Ma questo non attiene alla professione in sè che non ha nulla di sbagliato o di imbarazzante, ma attiene all'onestà di ciascuno. E' ora di finirla di dare dei nomi fantasiosi a delle professioni molto semplici e facilmente schematizzabili il cui risultato contrasta con la ratio delle norme che vengono fatte allo scopo di rendere trasparente l'iter al consumatore ed evitargli confusione sui ruoli.

HOXPRESTITI.COM
Gabriele Rossetto

2 commenti:

  1. IFI Credit Mediazione Creditizia Società Cooperativa propone una valida soluzione ai prolemi derivanti dall'introduzione del D. LGS. 141 13 AGOSTO 2010, che permette a piccoli e medi mediatori creditizi e agenti finanziari di operare mantenendo la propria individualità nel pieno rispetto della normativa. Potete consultare il sito www.ificredit.it per maggiori informazioni e richiedere un contatto con le filiali di Torino, Milano, Roma e Cagliari.

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  2. Salve,vorrei chiedere un'informazione.. Di recente sono venuta in contatto con kiron per una intermediazione con la banca per un mutuo. L'agente chiede come provvigione il 2 per cento dell'importo del mutuo.. oggi ho avuto un'altra consulenza con l'agenzia rent to buy la quale mi ha parlato della legge 141 in vigore da poco. A questo punto ,se non ho capito male ,kiron dovrebbe prendere la provvigione solo dalla banca che mi concede il mutuo e non anche da me . Mi corregga se sbaglio.. la ringrazio. Monica.

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